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BLOCCATI DALLA PAURA

Il cambiamento: lo stallo e la paura di sbagliare

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Capita di vivere delle fasi in cui non si vedono alternative positive per il futuro, in cui  i pensieri negativi portano al disfattismo che invade ogni nostra aspettativa. Ci sentiamo stretti in questa morsa e non riusciamo a trovare delle possibilità di cambiamento perché ogni cosa sembra difficile, impossibile e se pure si riuscisse a farla sarebbe fallimentare.

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Questa è  una situazione di stallo in cui si avverte malessere, non si è pienamente soddisfatti della propria vita ma non si riesce a far nulla per modificare la situazione, anzi ci si ritrova invischiati in schemi comportamentali ripetitivi e/o disfunzionali.

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Lo stallo è una fase fisiologica, se transitoria, perché indica che c’è qualcosa di cui dobbiamo prendere consapevolezza e ha dei vantaggi perché consente di non esporci al cambiamento che ci spaventa. Spesso indica che è accaduto un evento traumatico o che comunque ha modificato l’equilibro precostituito, e spesso è la nostra reazione all’evento.

Se dura a lungo, però,  può portare ad una stasi che blocca le nostre risorse, che ci fa vivere condizionati e dipendenti…dipendenti da paure, ansie, aspettative rigide di fallimento. Provoca un malessere profondo di cui non riusciamo a comprendere il significato, e che potrebbe sfociare anche in disturbi affettivi (ansia, depressione) in comportamenti compulsivi o comunque a disagi che intaccano il nostro equilibrio psico-fisico, la nostra vita e le nostre relazioni.

 

Possiamo imparare a gestire queste emozioni?

 

Osserviamoci. Se ci sentiamo bloccati, se ci sentiamo pessimisti, ansiosi, a volte arrabbiati anche senza motivo, è possibile che questo stato sia indicativo di uno stallo. Accettiamolo.

Riconoscendo e accettando lo stallo, questo può dare un senso diverso alla nostra vita, diventa infatti la cornice in cui osservare quei comportamenti o quelle situazioni che vorremmo modificare. Accettare lo stallo significa che non siamo improvvisamente incapaci o predestinati al fallimento ma che siamo fermi per proteggerci da qualcosa.

 

Questa consapevolezza permetterà l’attivazione di alcune emozioni come Paura? Ansia? Tristezza? Parliamo con queste emozioni: Perché? Di chi, di cosa? Per chi, per cosa?

Potremmo riconoscere anche paure e ansie che non sono nostre ma che rimandano alla nostra personale (Genitori, partner…che si aspettano da me?). Se queste paure non sono nostre potremmo relativizzarle e renderle meno potenti.

Se temiamo di sbagliare domandiamoci che significa sbagliare per noi? Domandiamoci cosa realmente ci spaventa perché è su questo che possiamo agire. Fallire non fa piacere a nessuno, ma riconoscere uno sbaglio come proprio, libero da pressioni esterne, ci consente anche di valutare con più lucidità gli errori eventualmente commessi e di evitarli in futuro

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