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Che succede ai nostri figli?

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Da giorni sentiamo parlare dei fatti di cronaca di Napoli, etichettati come “fenomeno delle baby-gang”. L’evento ha scosso l’opinione pubblica, è quasi scontato quando si assiste nel giro di pochi giorni a degli atti violenti ed efferati in cui sono coinvolti i minori, minori che potrebbero essere i nostri figli. In questo  marasma emotivo, questi fatti dovrebbero anche farci riflettere.

Episodi che hanno visto coinvolti minori in atti devianti sono avvenuti ed avvengono in ogni zona d’Italia e coinvolgendo minori di ogni estrazione sociale…minori  spesso riuniti in branco, e preferisco questo termine a quello di baby-gang.

Le gang presentano un’organizzazione interna e una struttura che spesso questi gruppi di giovani non hanno. Non c’è spesso un movente preciso e consapevole e una vittima definita, questa il più delle volte è scelta a caso, perché dice la parola sbagliata alla persona sbagliata, perché ha il giubbotto o il cellulare di ultima moda o perché si trova su un treno (episodi del branco sulla tratta liguria-piemonte vedere). Il branco è un gruppo e come tale l’appartenenza ad esso da un senso di coesione, ha una sua cultura dei suoi valori, con cui identificarsi e definirsi. In adolescenza il gruppo dei pari è fondamentale per costruire la propria identità. e se non c’è un punto di riferimento stabile e solido, se non ci sono  valori di riferimento allora per un giovane vanno bene anche quelli devianti e negativi del branco, perché comunque consentono di definirsi, di avere un’identità, di esistere. E parlare di branco non fa venire in mente il bullismo? Un fenomeno con caratteristiche e dinamiche sue proprie, ma che comunque implica e coinvolge sempre i nostri minori.

Ecco quindi che fermare la nostra attenzione sulle baby-gang, su una città o su una classe sociale non offre una visione completa di un problema che è molto preoccupante e molto più complesso, col rischio di sottovalutarlo presi dal clamore dell’evento drammatico e di stigmatizzare un luogo e una fascia di popolazione.

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Sono anche molti altri i fenomeni che non dobbiamo trascurare e che sono ugualmente preoccupanti: l’abbassamento della soglia d’età nei minori che usano o abuso di sostanze e alcol, la sessualità promiscua, l’assenza di progettualità verso il futuro, comportamenti disfunzionali, ecc…sono questi tutti segnali di un disagio profondo.

I nostri minori sembrano allo sbando, sembrano denunciare un disagio di cui non sono pienamente consapevoli e che viene agito attraverso la rabbia o la violenza immotivata e indiscriminata o attraverso comportamenti devianti o disfunzionali.

Perché? Siamo di fronte ad un vuoto di valori, che spiegherebbe la forza del branco? Siamo circondati da valori precari e fallaci, come quelli veicolati dalla società dell’immagine e dei consumi?

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La prima domanda che mi viene in mente quando ascolto queste notizie è “Ma la famiglia dove’è?” Non ci si improvvisa membri di un branco, non di diventa “mostri” da un giorno all’altro. la famiglia ha il ruolo fondamentale nell’educazione del bambino, la famiglia deve essere il punto di riferimento, la base sicura che offre modelli e valori saldi e coesi.

“La scuola dov’è?” La scuola dovrebbe educare al senso civico, al rispetto dell’altro.

“Gli spazi sociali, i punti di aggregazione dove sono?” Dovrebbero permettere il confronto con l’altro o semplicemente la possibilità di divagarsi, socializzare, esprimere le proprie risorse creative. Se un minore compie questi gesti  il problema riguarda tutti noi, è la società che sta fallendo.

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Non è facile essere genitori, e sembra che oggi diversi genitori siano in difficoltà nello svolgere questo compito, sono a volte spesso soli nel farlo o alle prese con problemi concreti, vite emotive e relazionali più complicate di quelle che vivevano i nostri genitori. La scuola, anche  sembra meno efficace nel diffondere valori e formare le nuove generazione, e sembra che queste funzioni siano delegate e compensate dai media e dai social che spesso diffondono messaggi e contenuti che  inneggiano alla violenza e all’illegalità, a cui i minori assistono spesso soli, non controllati e in compagnia del branco.

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In questo scenario dovremmo tutti porci delle domande e assumerci delle responsabilità. Tutti: gli esperti del settore che dovrebbero aiutare la famiglia con interventi di sostegno alla genitorialità; le Istituzioni  per garantire le risorse e gli strumenti affinche la Scuola torni ad essere la prima agenzia di socializzazione e le realtà del sociale possan creare nuovi spazi per giovani e  famiglie; i mass media  nel valutare diversamente ciò che pubblicano.

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Questo non significa che chi ha sbagliato non debba assumersi le proprie responsabilità, ma che siamo di fronte ad un problema sociale e quindi vanno considerati responsabilità e ruoli di tutti i soggetti coinvolti. E lo siamo un po tutti noi come genitori, come cittadini pubblici o privati, tutti noi come adulti abbiamo la responsabilità di educare e formare le giovani generazioni.

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