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Genitori: come fare?

 

I genitori oggi sono informati, preparati e molto più attenti alle esigenze dei loro figli, eppure essere o diventare genitori attiva ansie e preoccupazioni.

Un bambino muta gli equilibri del sistema (famiglia o coppia) già dal momento della gravidanza, si attivano ansie (“Sarò capace di essere un buon genitore”), aspettative (“Chi sarà lui/lei?”,” Vorrei che fosse.. Vorrei che facesse..”). Poi il bambino arriva, cresce, è presente e in relazione con i suoi bisogni, le sue esigenze, con la sua personalità e queste ansie e preoccupazioni, non ci abbandonano anzi ci sembrano ancora più concrete e pressanti.

Ogni giorno e in ogni fase di vita i nostri figli ci mettono di fronte ai nostri dubbi alle nostre incertezze, è come una sfida continua per molti. Il contenuto delle nostre insicurezze è diverso ma hanno tutte uno stesso denominatore comune: Sarò un bravo genitore? Sarò capace di farlo/a crescere bene?

 

Proviamo a fermarci su questa domanda e sulle emozioni che attiva. Questo è necessario per non farci dominare dalle ansie, dai dubbi ossessivi; sintonizzarsi sulle proprie emozioni, riuscire a coglierne il senso e cosa ci stanno comunicando è la prima cosa da fare.

Ascoltare noi stessi e le nostre emozioni permette di riflettere su di esse e integrarle nella nostra consapevolezza

Le nostre paure, insicurezze nel rapporto con i figli potrebbero comunicarci qualcosa che ha che fare con la nostra storia personale, col rapporto con i nostri genitori, con la nostra idea di essere genitori. Fermarci sul nostro flusso emotivo permette di chiederci se la paura, l’incertezza che abbiamo è la nostra o no. “Ho paura di sbagliare”, “Ho paura di fare la scelta sbagliata”, potrebbero essere queste alcune domande che ci paralizzano e ci creano disagio, ecco domandiamoci: “A chi rispondo  colludendo con questa paura?” Si tratta di una mia paura,  di un’idea sul ruolo genitoriale che mi riporto dal passato? Siamo nel nostro passato quando ci ritroviamo a dirci queste frasi: “ I miei genitori avrebbero fatto diversamente” “Oppure io farò diversamente da come hanno fatto  loro”.

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Se ascoltiamo queste emozioni possiamo  invece  comprendere a quale bisogno rispondiamo, se nasce effettivamente  dalla relazione  con nostro figlio, nel qui ed ora  o se rimanda al nostro passato e quindi non ha niente a che fare con lui/lei.

Così recuperiamo nostro figlio/a, che nel turbinio delle nostre domande era uscito di scena.

E’ con i nostri figli che siamo in relazione, sono loro che ci attivano queste emozioni, da cui va distinto ciò che è solo nostro e relativo alla nostra storia.

 

Nostro figlio fa un capriccio, mette in atto un comportamento che ci allarma, chiede qualcosa che ci sembra inutile, assurdo, gli esempi possono essere infiniti, ma quei dubbi e domande che abbiamo visto sopra quando si insinuano in noi, non ci fanno affrontare bene una situazione comune.

Lui ha una sua personalità, ha una sua unicità e con il comportamento messo in atto ci sta comunicando qualcosa: ASCOLTIAMOLO/A, cerchiamo di cogliere il senso, non solo letterale, di quello che sta comunicando nostro figlio/a.

In base all’età potremmo provare anche a parlare con loro, trovare insieme delle soluzioni, nel caso fosse un comportamento o una richiesta che generano allarme. Con i più piccoli si può provare con il gioco. GIOCHIAMO, mettiamo in scena, disegniamo le loro richieste. La modalità la si sceglie in base a quello che è più consono a noi e a nostro figlio, l’importante è  COMUNICARE CON LORO, TRASMETTERE DEI MESSAGGI SU CUI SI POSSA DECIDERE INSIEME.

 

Siamo attenti e presenti nella vita dei nostri figli, che non vuol dire essere controllanti, ma essere un punto di riferimento. Loro devono avere la certezza che i genitori ci sono nei momenti di difficoltà, che sono disponibili a condividere le esperienze e i vissuti, che offrono uno spazio di ascolto solo per loro.

Ricordiamo che un figlio ha bisogno per crescere e strutturare una solida identità di una relazione genitoriale sicura e con confini definiti, e questo viene rimandato da un genitore Autorevole, un genitore che quindi oltre ad essere attento e presente, dice, motivandoli, dei no.

 

Non dimentichiamo infine, che il mestiere di genitori non si impara, che si può sbagliare e si sbaglia.

Ogni genitore è mosso dall’intenzione di fare il meglio e mantenendo l’attenzione sulla relazione lo sbaglio può essere un’occasione di dialogo con se stessi e con i propri figli da cui nasceranno nuove strategie e sicuramente la futura “ mossa” o scelta giusta.

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