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LA TIMIDEZZA  - CHE FARE?

Pubblicato su http://www.psicologibase.it/

 

La timidezza è un’emozione che si manifesta nelle situazioni che comportano relazione o confronto con gli altri. In queste circostanze (un colloquio di lavoro, un’occasione sociale ecc.) chi si definisce timido è in preda all’imbarazzo, si sente a disagio; a queste sensazioni si accompagnano rossore, stati di agitazione, sudorazione eccessiva…chi si definisce timido in queste circostanze “ha una gran voglia di fuggire”.

Se vi riconoscete in questa descrizione potreste definire voi stessi come timidi. Attenzione però, a che questa definizione non diventi un’etichetta che alimenta un circolo vizioso. Infatti, più ci si concentra su questo aspetto di sé stessi e più le situazioni incriminate faranno paura e si vivranno con sempre maggiore apprensione tanto da far aumentare il disagio, l’imbarazzo, la paura di non essere all’altezza; così la timidezza ha il sopravvento e si rischia di rimanere bloccati e di evitare ogni tipo di situazione sociale. Precisiamo che la timidezza non è isolamento sociale o fobia sociale.

 

Da dove nasce la timidezza?

In genere essere timido rimanda ad  una immagine parziale e non positiva di sé stessi, ad un senso di insicurezza personale che non ci fa sentire adeguati in gran parte delle situazioni, che ci fa pensare che gli altri siano sempre perfetti e a proprio agio. Questa immagine totalizzante di sé può rendere vulnerabile il “timido” a vissuti di ansia e depressione.

 

Vi siete riconosciuti in questa breve descrizione? Ecco allora alcune piccole strategie per gestire la propria timidezza.

Una prima si evince già dalle prime righe: Non focalizzarsi su sé stesso come timido, perché si rischia di considerarsi solo come tale trascurando altri aspetti di sé. Ognuno di noi ha diversi aspetti che costituiscono la sua identità, il timido non è solo timido, farà delle cose in cui eccelle, avrà dei tratti di carattere o fisici di cui va fiero…Ecco bisogna ricordarli, recuperarli e farli venire fuori. Gli altri si fanno di noi l’immagine che noi stessi diamo. Questa prima strategia permette di recuperare sicurezza, di  non concentrare la propria attenzione soltanto sui propri “difetti”e di non fare della timidezza un “problema”. Si blocca così il circolo vizioso di cui si è detto sopra.

Spostare l’attenzione dalla propria timidezza significa spostare l’attenzione da sé stessi e concentrarsi sugli altri, questi non danno la stessa importanza che diamo noi a quel tratto fisico o caratteriale che per noi è fonte di insicurezza e/o disagio; a volte neanche lo notano con attenzione. Inoltre anche gli altri saranno timidi e impacciati in alcune situazioni. Gli altri non sono perfetti e infallibili proprio come non lo siamo noi.

Infine si può gestire meglio la propria timidezza stilando una lista di situazioni che ci spaventano, da quella che temiamo di più a quella che temiamo di meno. Questo permette di relativizzarla e magari osservando questa lista ci ricordiamo di quelle situazioni in cui alla fine ce la siamo cavata bene. Questa lista può essere utile anche per iniziare a sperimentarsi gradualmente in quelle situazioni vissute come meno rischiose. E’ come una sorta di palestra, con l’esercizio si acquisisce una maggiore padronanza delle proprie emozioni e una maggiore conoscenza di sé stessi.

La strategia più funzionale  è quella di ACCETTARE LA PROPRIA TIMIDEZZA, nasconderla a sé stessi non risolve nulla anzi può amplificarla.

Non bastano queste strategie? E se vi dicessi che  la  timidezza ha dei vantaggi? Ebbene si!,

Questi  vengono illustrati  da Susan Cain (2012, ed. Bompiani) nel suo libro “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”. Secondo l’Autrice la persona timida è più capace di ascoltare gli altri, è un buon osservatore, una persona più riflessiva e con un atteggiamento più flessibile, accomodante e modesto, che lo rendono più amabile e apprezzato agli occhi degli altri…e questi sono solo alcuni.

 

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