DOTT.SSA MARZIA DILEO
PSICOLOGA - PSICOTERAPEUTA
Una relazione a tre. La gestione dei figli dei nostri partner
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“Tra noi due andrebbe tutto bene se non fosse per i suoi figli”.. “Se fosse figlio/a mia sarebbe molto diverso”.
Capita sempre più spesso di sentire o pronunciare queste frasi, visto che è molto più frequente avere relazioni con persone che hanno figli da precedenti unioni o perché no essere parte di una famiglia ricostituita; ci troviamo cosi di fronte a nuovi dubbi e difficoltà nella relazione di coppia.
Possiamo lamentarci o non accettare che il nostro/a partner non sia sempre disponibile per noi perché deve dedicare del tempo ai suoi figli (festività, fine settimana, vacanze, malattie ecc), oppure ci troviamo ad accettare e ad assistere a comportamenti o ad azioni che non avremmo mai permesso ai nostri figli o anche semplicemente a chi frequenta la nostra casa?
Nascono in noi diverse emozioni: rabbia, insicurezza e preoccupazioni legate al futuro della nostra relazione o al potenziale confronto col bimbo/a o con l’ex del nostro/a partner, agiamo queste emozioni attraverso ripicche e recriminazioni che a lungo andare creano malessere non solo in noi ma anche nella nostra relazione. I figli dei nostri partner diventano così il terzo membro della relazione, i nemici con cui competere o dalla cui accettazione e stima è legato il futuro della nostra relazione.
Siamo in competizione con il bambino/a, che diventa un capro espiatorio mentre noi rischiamo di perdere di vista la realtà e la vera origine del problema. Non è il bambino il problema ma la dinamica della relazione e le aspettative poste in essa.
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Quando si crea questa situazione siamo di fronte a dei confini confusi, in cui ognuno invade ruoli e funzioni di altri e in cui il bambino può essere triangolato e divenire il bersaglio delle nostre rabbie verso il partner, o il “pretesto” per l’altro per svincolarsi dalla relazione.
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Come possiamo gestire meglio questi stati d’animo e le ripercussioni sulla relazione di coppia?
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Prima di tutto dovremmo recuperare la realtà e cioè renderci conto che noi adulti stiamo competendo con un bambino, figlio/a del nostro compagno/a si ma pur sempre un bambino, questo permette di far defluire un po’ le emozioni e guardare la situazione da altri punti di vista.
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Il bambino/a e il nostro partner hanno un legame che esiste a prescindere da noi e che va rispettato mantenendo la giusta distanza. Il rispetto di questo confine ci permette di non sostituirci ai genitori naturali; noi non potremmo mai esserlo e se lo tentassimo rischieremo di incontrare il rifiuto da parte del nostro partner e del bambino.
Assumere la giusta posizione aiuta anche il bambino/a ad accettarci, anche lui o lei sta facendo i conti con una nuova realtà il suo genitore con accanto un altro uomo o donna, si sta confrontando anche lui con nuove emozioni.
Noi dobbiamo ascoltare le emozioni che proviamo (rabbia, gelosia, senso di esclusione) perché parlano di noi, delle aspettative e ferite che portiamo nella nostra storia di coppia. E’ la nostra relazione la cornice in cui osservare le difficoltà che stiamo vivendo.
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E’ probabile che non sia definito il giusto confine fra la coppia e il bimbo/a, che nella dinamica di relazione ci siano degli aspetti che deludono aspettative e bisogni reciproci, gli esempi possono essere diversi a seconda delle storie che si vivono, ma sicuro non è la presenza del bimbo/a o solo la sua presenza che ci fa vivere con insoddisfazione il nostro rapporto di coppia. Pertanto sarebbe utile potersi fermare a riflettere sulla relazione, su cosa ci aspettiamo noi dall’altro e cosa diamo noi, su cosa vogliamo e non vogliamo.
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Queste riflessioni attiveranno delle emozioni e sarebbe molto importanti condividerle e confrontarsi con il proprio partner. Insieme si può dare una definizione a quanto sta accadendo nella relazione e si potrà trovare un nuovo equilibrio di coppia, senza contare che poi il partner può essere un valido alleato per instaurare una relazione con il figlio/a per conoscerlo/a meglio.